Le rivolte della notte scorsa a Napoli sono state attribuite agli estremisti e alla camorra, ma si evita ancora di discutere delle responsabilità politiche
Le rivolte e i disordini avvenuti la scorsa notte nel centro storico di Napoli saranno oggetto di ampio dibattito. Saranno scritte molte parole al riguardo, come è giusto che sia. Tuttavia, quanti stanno considerando correttamente la questione? Quali sono le responsabilità politiche?
Il nuovo lockdown
Il 23 ottobre 2020 a Napoli, il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato tramite una diretta su Facebook che chiederà al governo di implementare un nuovo lockdown. Non si tratta solo di un coprifuoco, come annunciato precedentemente, ma di una chiusura generalizzata simile a quella del marzo 2020. Tutto ciò è stato annunciato senza menzionare aiuti per l’economia e le famiglie.
Il video di De Luca è stato sprezzante: per circa un’ora, ha criticato tutto e tutti con sguardo fisso verso la telecamera e con un accento dialettale. La sua recitazione è stata degna di un attore teatrale. I suoi monologhi erano accesi, mai noiosi e spesso divertenti. Insomma, ha dato un’interpretazione teatrale. Probabilmente, le intenzioni del governatore erano buone. Voleva salvare la sua regione a tutti i costi. Ha anche mostrato una radiografia dei polmoni di un giovane di poco più di trent’anni colpito dal virus. Voleva toccare la sensibilità delle persone, e ci è riuscito. Su Internet, non si parla d’altro. Nel frattempo, hanno cominciato a organizzarsi i primi cortei di protesta.
Questa forma di comunicazione si è dimostrata efficace in passato, almeno per quanto riguarda l’interazione sui social network. De Luca è consapevole di questo. Sa di essere amato e odiato. Forse, almeno formalmente, è più amato che odiato, considerando il risultato delle elezioni di solo un mese fa, quando è stato rieletto con il 70% dei voti. Tuttavia, non è sbagliato ritenere che, almeno in questo caso, il governatore avrebbe dovuto affrontare il problema in modo diverso.
Di chi è la colpa?
In questo senso, la responsabilità di De Luca è enorme. Ha presentato il nuovo lockdown imminente nel suo solito stile teatrale, che non era adatto quando si tratta di agire in modo così incisivo sulle libertà dei cittadini, senza nemmeno garantirne la sopravvivenza. Vincenzo De Luca ha commesso gravi errori di comunicazione, errori che un politico con anni di esperienza non dovrebbe permettersi.
Un politico così esperto avrebbe dovuto fare ciò che un politico deve sempre fare: prevedere. Ed è proprio in questa mancanza di previsione che De Luca ha peccato. La responsabilità maggi
ore del governatore è stata quella di non essere riuscito a prevedere ciò che sarebbe inevitabilmente successo. Napoli è una città viva. È un luogo di fermento e attività. Il cuore di Napoli è una città sociale, una città che vive per strada. E avrebbe manifestato il proprio disagio per strada.
I fatti
Una manifestazione inizialmente organizzata dai commercianti per protestare contro la chiusura generalizzata delle attività, che potrebbe portare al collasso l’impresa locale già fragile, si è rapidamente trasformata in una protesta molto intensa, vicina all’anarchia. Centinaia, se non migliaia, di cittadini sono scesi in strada. Tra di loro giovani, studenti e commercianti. Alcuni sono stati acclamati dai balconi. La polizia in tenuta antisommossa ha caricato e resistito, caricato e resistito. La folla cercava di raggiungere il palazzo della Regione per chiedere le dimissioni del governatore. Sono stati dati fuoco ai cassonetti per bloccare le strade, si sono verificati lanci di oggetti e un giornalista di SkyTG24, Paolo Fratter, è stato aggredito da alcuni manifestanti. Verso mezzanotte la folla ha cominciato a disperdersi, lasciando dietro di sé una scia di distruzione. La calma è tornata, almeno per ora. A Napoli, come si può immaginare, non si parla d’altro. E le opinioni, come si può immaginare, sono contrastanti.