Il Rapporto Invalsi 2023 rivela la coda lunga della pandemia sull’istruzione italiana, le sfide nella scuola primaria e le differenze regionali nella scuola secondaria
Il Rapporto Invalsi 2023, recentemente presentato alla Camera dei deputati, fornisce una panoramica completa dell’impatto della pandemia sull’istruzione italiana. Nonostante il lento ritorno alla normalità pre-pandemica, con la partecipazione di oltre 1 milione di studenti delle scuole primarie, 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado e oltre 1 milione di studenti della scuola secondaria di secondo grado alle rilevazioni nazionali, i risultati indicano che gli effetti della pandemia, quantomeno, persistono.
In particolare, si evidenzia un deterioramento dei risultati in tutte le discipline a livello di scuola primaria. Già dalla classe II primaria emergono differenze significative tra le regioni del Nord e del Sud, che si accentuano maggiormente nella V classe, soprattutto per quanto riguarda la Matematica e l’Inglese-listening.
Inglese, va sempre meglio
Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, i risultati del 2023 indicano un arresto del declino in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, tuttavia senza un’inversione di rotta significativa. Inoltre, l’Inglese continua a mostrare un costante e diffuso miglioramento. Come specificano da Invalsi, il “miglioramento costante degli apprendimenti in Inglese al termine del secondo ciclo d’istruzione” è uno degli elementi positivi. I risultati sono in costante miglioramento in tutti i territori, pur con delle differenze tra di loro ancora troppo ampie e che devono essere ridotte. Si tratta di un aspetto molto rilevante.”
“Infatti” – continua – “è noto quanto l’apprendimento delle lingue straniere sia importante, oggi ancora più di ieri, in un contesto in cui le ragazze e i ragazzi non possono già oggi più prescindere dal confronto con i loro coetanei del mondo. I risultati d’Inglese paiono indicare una scuola che ha intrapreso un cammino con determinazione e convinzione, approfittando di tutte le risorse disponibili”.
“È un esempio da sostenere e promuovere”, conclude.
La dispersione scolastica “nascosta”
Un punto critico è rappresentato dalla dispersione scolastica, che è stata accentuata dalla pandemia. Questo problema non riguarda solo coloro che abbandonano la scuola, ma anche coloro che completano il percorso di studi senza le competenze di base necessarie. Si tratta della cosiddetta “dispersione scolastica implicita o nascosta”, che nel 2023 registra un significativo calo al 8,7%. Se le stime Invalsi si confermeranno, ci avvicineremo all’obiettivo prescritto dal PNRR entro la fine del 2025 (10,2%), riguardante la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente l’istruzione senza aver ottenuto un diploma superiore alla scuola secondaria di secondo grado.
Invalsi rivela il “divario non colmato”
La scuola primaria nel Mezzogiorno continua a lottare per garantire pari opportunità a tutti gli studenti, con conseguenti effetti negativi sui livelli scolastici successivi, soprattutto in Matematica e Inglese-listening.
Nella scuola secondaria di primo grado, si osserva un plateau nella diminuzione delle competenze in Italiano e Matematica riscontrata tra il 2019 e il 2021, senza una netta inversione di tendenza. L’Inglese, sia nella comprensione orale sia nella lettura, mostra un miglioramento, ma si mantengono differenze territoriali significative.
Va meglio al Nord
“Le scuole dell’Italia settentrionale – rileva l’Istituto – riescono in generale a mantenere livelli di risultato in linea con i più importanti paesi europei. Pur non senza difficoltà, le scuole di queste regioni conseguono risultati complessivi buoni, limitando la quota di allievi che terminano il ciclo secondario di secondo grado in condizioni di fragilità”. Il rapporto mette in evidenza tra l’altro i “risultati eccellenti dell’istruzione tecnico-professionale in alcuni territori come il Veneto, la provincia autonoma di Trento e la Lombardia che mostrano ancora una volta soluzioni e possibilità estremamente interessanti e che devono essere estesi ad altre aree, naturalmente con le debite e necessarie differenziazioni”.
Insegnamento a prova di straniero
E sottolinea come “soprattutto in alcuni territori, migliorano i risultati degli allievi stranieri, in particolare quelli di seconda generazione. Ciò conferma, da un lato, la capacità della nostra scuola di essere realmente inclusiva, nei fatti e non solo nelle intenzioni, e, dall’altro, l’importanza cruciale e fondamentale dell’azione perequatrice della scuola dell’infanzia, sin dalla primissima età. I dati mostrano infatti come la frequenza della scuola dell’infanzia eserciti in generale un effetto positivo sugli apprendimenti, ma per gli allievi di origine immigrata molto di più che per quelli nati in Italia da genitori italiani”.
Il mondo del lavoro: specchio della scuola italiana?
Le difficoltà riscontrate nella scuola primaria e nelle scuole secondarie di primo e secondo grado hanno un impatto significativo sull’accesso al mondo del lavoro per gli studenti coinvolti. I divari territoriali e le lacune nelle competenze di base come l’italiano, la matematica e le lingue straniere possono limitare le opportunità lavorative, compromettendo le prospettive di istruzione superiore e formazione professionale. Inoltre, la dispersione scolastica rappresenta un ostacolo nell’ottenere occupazioni qualificate, a causa della mancanza di competenze e formazione adeguata.
Tuttavia, il rapporto Invalsi rileva un miglioramento nell’apprendimento dell’inglese, che può favorire l’accesso a posizioni lavorative richiedenti competenze linguistiche internazionali. Per affrontare queste sfide, sono necessarie politiche che riducano le differenze territoriali, promuovano l’inclusione e sostengano gli studenti svantaggiati, insieme a programmi di formazione professionale efficaci per sviluppare competenze adeguate alle esigenze del mercato del lavoro.
Immagini per gentile concessione di Gennaro Giugliano (gennarogiugliano.it)