Sempre più giovani si laureano, ma pochi restano in Italia. Le prospettive per il futuro non fermano la fuga di cervelli
La fuga di cervelli non accenna ad arrestarsi. Il fenomeno, sempre più diffuso in Italia, è quello dei giovani laureati che fuggono per cercare opportunità di lavoro all’estero a causa delle scarse prospettive offerte dal mercato del lavoro nazionale.
Nonostante il paese sia in grado di assorbire una buona percentuale di giovani laureati, le retribuzioni offerte sono incredibilmente basse, con uno stipendio mensile medio che si attesta intorno ai 1.400 euro, una cifra ben al di sotto delle aspettative e delle necessità dei neo-laureati.Il divario di genere rappresenta un altro punto critico da affrontare. Nonostante le donne costituiscano oltre il 50% della popolazione universitaria, si trovano ad affrontare maggiori difficoltà nel trovare lavoro rispetto agli uomini.
Il divario occupazionale
Questo divario di occupazione si traduce in un tasso di disoccupazione più alto per le donne e nella tendenza a abbandonare gli studi prima del completamento del percorso accademico.I dati emersi dal 25° Rapporto AlmaLaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati in Italia sono allarmanti. Il nostro paese si colloca al di sotto della media europea per percentuale di giovani laureati, con solo il 27% dei laureati tra i 25 ei 34 anni. Questa percentuale è ancora più bassa tra gli uomini, con soli il 22,3% che ha ottenuto una laurea, mentre tra le donne si attesta al 34,4%. La Romania è l’unico paese europeo con una percentuale inferiore.
Inoltre, l’Italia mostra un notevole ritardo nelle competenze digitali rispetto al resto d’Europa. Solo il 22% degli italiani tra i 16 e i 74 anni dichiara di possedere competenze digitali elevate, a fronte del 31% della media europea. Questo divario rappresenta una sfida per il nostro paese nel contesto dell’economia digitale in rapida crescita.Di fronte a queste difficoltà e alla mancanza di prospettive occupazionali adeguate, sempre più giovani laureati sono disposti a emigrare.
Attualmente, il 45,3% dei giovani accademici italiani è pronto a trasferirsi all’estero, un aumento significativo rispetto al 38% registrato nel 2006. Molti di loro sono disposti a trasferirsi in un altro continente, mentre altri preferiscono spostarsi all’interno del territorio nazionale.
Meridione, fanalino di coda
Il Sud Italia risulta essere la regione più colpita dalla fuga di cervelli, con quasi il 50% dei suoi neolaureati che cercano opportunità altrove. Allo stesso tempo, il 92% dei laureati provenienti dall’estero scelgono di studiare o lavorare nel Centro-Nord del paese.La fuga di cervelli rappresenta una perdita significativa per l’Italia, che vede partire risorse preziose formate grazie al sistema universitario italiano. È fondamentale che il paese prenda provvedimenti per creare maggiori opportunità di lavoro qualificate, migliorare le retribuzioni e promuovere un ambiente accogliente per i giovani talenti. Solo attraverso questi sforzi sarà possibile arginare il fenomeno della fuga di cervelli e sfruttare appieno il potenziale dei laureati italiani per il bene del paese.
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