Quello tra la città di Napoli e Diego Armando Maradona è un rapporto straripante di implicazioni sociologiche
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Luca Bifulco su Maradona.
Bifulco è un docente e ricercatore presso la facoltà di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli. Come è evidente dal suo curriculum – tra le altre cose – si occupa di Sociologia dello Sport. E chi meglio di lui avrebbe potuto aiutarci a fare luce su questo legame tra la città partenopea e el pibe de oro?
Per prima cosa la ringrazio di questo intervento che ci ha concesso. La morte improvvisa di Maradona sta ancora infiammando l’opinione pubblica. Questo profondo senso di dispiacere per la perdita di una delle icone del calcio mondiale si è fatto sentire un po’ ovunque nel mondo, ma è a Napoli che in maniera particolare questo evento ha preso la forma di una tragedia comunitaria. Come mai?
Penso che bisogni iniziare ragionando su due cose che sono legate: una è l’elaborazione collettiva del lutto e l’altro è il senso di dovere della memoria nei confronti di un simbolo culturale centrale di quella che è l’identità partenopea.
Ecco, come inquadrare, anche dal punto di vista della scienza sociale, questo rapporto – evidentemente strettissimo – tra Napoli (e i napoletani) e Diego Armando Maradona?
Quello su cui posso basare le mie riflessioni, è una serie di studi che stiamo svolgendo per il Dipartimento di Scienze Sociali proprio sulla figura di Maradona. Tra questi, uno degli aspetti che abbiamo indagato riguarda le differenze tra le diverse generazioni di napoletani e di tifosi. Siamo interessati a capire cosa– tanto per le generazioni che hanno vissuto Maradona, tanto quelle più recenti – rimane e viene trasmesso all’immaginario collettivo della figura del campione argentino. Quello che appare evidente, è che Maradona sia una sorta di tradizione vincolante. Quasi una dottrina, un dogma che ha incamerato tutta una serie di esigenze funzionali e identitarie. Ma l’aspetto interessante, è che questo non si limita solo all’ambito calcistico.
C’è qualcos’altro?
Certo. Gli stessi intervistati durante la ricerca, sottolineavano il forte legame tra l’elemento calcistico e quello cittadino. Questo per vari motivi: come il fatto che, banalmente, a Napoli ci sia una sola squadra importante. Senza dimenticare anche il forte orgoglio culturale dei napoletani. Un altro aspetto interessante è che a Napoli, le parole per identificare città e cittadini, siano le stesse usate per identificare la squadra e i tifosi. Non è così comune ed è importante, poiché anche il rapporto che c’è tra la lingua e l’identità è parte dell’equazione.
E poi c’è la narrativa del riscatto…
Certo, anche la questione del riscatto, della rivincita sociale, che a volte può sembrare un luogo comune frutto dello stereotipo. Ma durante le ricerche, ci siamo resi conto di come gli intervistati arricchivano loro stessi – con grande tonalità emotiva – questa sensazione di rivincita, tanto sociale quanto calcistica. Perché non bisogna dimenticare che sin dall’84 (quando Maradona arrivò a Napoli), si attendeva l’arrivo di questo personaggio carismatico che – nelle idee di molti – avrebbe risollevato le sorti della squadra partenopea. C’era anche una voglia di rivincita rispetto alle squadre delle ricche città del nord. Se il calcio (come lo sport in generale) regala emozioni a chi lo segue, Maradona, da questo punto di vista ha costruito la più grande emozione per un partenopeo, regalandogli autostima.
Cosa ne pensa delle polemiche sulle debolezze del Maradona-uomo?
Questo è piuttosto irrilevante per un suo fan. Quando c’è un dono di autostima così forte, l’idea che egli avesse una vita travagliata viene facilmente accantonata. Ma attenzione, non vuol dire dimenticata! È una convinzione facilmente smentibile dalle ricerche, quella che i suoi tifosi sminuiscano il suo comportamento fuori dal campo. In realtà, si riconosce – anche molto lucidamente – che simili comportamenti non siano quelli dai quali io, da tifoso, voglio attingere come esempio. Se uno è appassionato di Lupin, sa che non dovrebbe diventare un ladro da grande! Non è un modello comportamentale, i modelli comportamentali sono altri. Nell’atto pratico sono i parenti, gli amici e le cerchie ristrette che condizionano i nostri comportamenti.
Cos’è quindi Maradona, in quest’ottica?
Maradona in quest’ottica è più un oggetto di ispirazione di tipo assai ideale. Rende tangibile l’idea allegorica della rivincita, dell’impossibile, del sovraumano. Questo, inserito nel contesto napoletano, genera poi quella dimensione dell’identità; laddove essa si crea, hai un elemento unificante della napoletanità, dove Maradona diventa appunto il simbolo di una comunità intera.
Si può dire quindi che ci sia stato un beneficio reciproco tra i napoletani, Napoli e Maradona?
Io credo di si, da un certo punto di vista. Nonostante certamente ci siano stati dei momenti difficili in questa relazione tra Napoli e Maradona. Ma a un livello più amplio, Maradona poteva diventare Maradona solo a Napoli. È stato un eroe, ma tragico. L’eroe, come figura, ha sempre un elemento tragico. Questo perché porta a un livello più alto le contraddizioni dell’essere umano. Se un calciatore (o qualsiasi altra figura pubblica, ndr) è tutto casa, chiesa e stadio…quello rimane! La dimensione tragicamente eroica di Maradona poteva diventare tale solo a Napoli. Non è secondario il fatto che la città partenopea, negli anni ’80, avesse degli elementi culturali simili alle realtà argentine, che potrebbero aver favorito questo rapporto.
Detto questo, cosa pensa di quanto affermato dall’ex bianconero Cabrini, che ha definito l’amore tra Maradona e Napoli “tanto forte quanto malato“, arrivando a dichiarare che se Maradona fosse passato alla Juventus sarebbe ancora vivo?
Io risponderei così: se Maradona fosse passato alla Juventus non sarebbe stato immortale. Ognuno può pensare quello che vuole. Ma in fin dei conti, secondo me, Cabrini voleva essere molto meno cinico rispetto poi a quanto riportato dai media. Resta il fatto che, banalmente, è indimostrabile questa sua affermazione. Se anche volessimo darla per buona, rimane certo che in una ipotetica situazione come questa, Maradona non sarebbe diventato il calciatore immortale di cui adesso stiamo parlando.
Raccolta di pubblicazioni a nome del Dr. Luca Bifulco: https://www.iris.unina.it/cris/rp/rp19088?sort_byall=2&orderall=DESC&open=all#all